2005, Dei e miti. La mitologia nella musica barocca
Complesso di S. Sofia
Presentazione della XIX edizione, di Olga Chieffi
La concezione musicale che l’età barocca aveva dell’immagine si basava sul pensiero neoplatonico, secondo il quale i simboli visivi erano una forma della rivelazione divina, un mezzo per accedere al benefico potere degli astri. In quest’epoca fatta di bizzarrie e stravaganze, di ricerca di una nuova sensualità sonora, si guardò alla mitologia greca, al dualismo tra Apollo e Dioniso, tra lyra e aulos, tra immagine di civiltà e veemenza, forza impeto di tutte le passioni, forza scatenante, magica, oscura.
Si pensava che questi simboli incarnassero essenze sovrannaturali, che una figura si potesse appropriare magicamente dei poteri di ciò che rappresentava, ma è pur vero che questo rapporto fra proposta visiva e fruizione dell’astante fu coscientemente rilanciato, con la convinzione che l’immagine aveva un effettivo potere di persuasione sullo spettatore e che, un certo meccanismo di suggestione poteva ancora essere comunque ripristinato.
Ficino credeva che il Sole fosse l’astro che più di ogni altro apportava benefici al corpo e all’anima dell’uomo. Il Sole s’identificava con Apollo e, quindi, per i neoplatonici, anche con la musica e con l’ordine universale.
Il nostro festival verrà aperto con il ritorno di Apollo che divenne simbolo unico e personale di Luigi XIV, Re Sole, e delle musiche che risonavano nell’ACADÉMIE ROYALE DE MUSIQUE affidata a Lully e al suo nutrito gruppo di compositori che facevano vivere di musica Versailles dal lever al coucher del re.
Si proseguirà con l’incontro tra Febo e Orfeo, nelle musiche di Dowland e Marenzio, da cui deriva poesia e melodia, liuto e canto, per il trionfo di Apollo, il quale non tenendo impegnata la bocca con uno strumento a fiato come Dioniso, può fornire con l’espressione della voce un contenuto intellettuale e ‘rappresentativo’, nonché istruttivo del canto, simbolo di catarsi ed elevazione morale.
E siamo alla riforma monteverdiana e alla nascita del melodramma, con l’affermarsi di una concezione sintetica dell’opera musicale considerata come un tutto, nel suo ‘completo insieme’, in cui il tessuto musicale viene inserito in un’ampia concezione espressiva: le regole e le leggi della musica diventano uno strumento di un disegno di cui la melodia avrà il predominio come base del nuovo teatro melodrammatico.
Conosceremo, poi, il Saladini e il Bononcini violoncellista, in cui l’intensità espressiva è contenuta da una forma semplice e raffinata, “olimpica”, nella quale il senso della misura e l’equilibrio regolano l’abile uso dei mezzi tecnici e stilistici dell’epoca.
La rassegna sarà chiusa dalla voce indefinibile del controtenore, simbolo di un volto eterno e trasparente, perennemente sfingeo ed enigmatico, come l”‘Armonia delle sirene“, quell’urlo silente della morte che la vita porta sempre in sé.
PROGRAMMA DI SALA